Chi (Michael Kors) molla la sua fashion week di riferimento per mettersi in proprio. Chi (Ermanno Daelli), pur abbracciando il lusso discreto, non rinuncia ai prodotti flash che sollecitano il mercato. E chi (Hussein Chalayan) approfitta per ristudiarsi e ripensarsi. L’onda CRV sul fashion system non si è ancora ritirata. Il relativo silenzio delle ultime settimane non tragga in inganno. L’appello di Giorgio Armani affinché il lusso approfitti dello choc pandemico per rivedere la propria identità ha messo il business in agitazione. Le riflessioni, di cui vi raccontiamo su La Conceria n. 6, non sono affatto terminate.
Onda CRV su Kors
Il colpo più interessante lo assesta Michael Kors, dicevamo. L’onda CRV porta lo stilista a decidere di uscire dal programma di New York Fashion Week e ad annunciare un proprio show in solitaria, a ottobre o novembre. C’entrano gli effetti del virus. Da un lato perché la collezione FW è in ritardo, mentre la SS 2021 è ancora in produzione: è “indispensabile dare al consumatore il tempo di assorbire le consegne autunnali – sono le sue parole riprese da Vogue –, che arriveranno a settembre, così da non confonderle con una sovrabbondanza di idee aggiuntive, nuove stagioni, prodotti e immagini”. Dall’altro Kors non è indifferente al processo culturale che investe la moda: “È emozionante per me vedere il dialogo aperto all’interno della comunità della moda sul calendario – continua –, sui modi in cui possiamo rallentare il processo e migliorare il modo in cui lavoriamo. Tutti abbiamo avuto il tempo di riflettere e analizzare le cose, e penso che molti concordino sul fatto che è tempo di un nuovo approccio per una nuova era”.
Le riflessioni in casa Ermanno Scervino
In casa Ermanno Scervino, intanto, si riflette sulle ripercussioni del virus, certo, ma senza mollare alcuni punti della strategia distributiva. Allo sfarzo, per cominciare, si preferirà la discrezione: “Sicuramente non ci saranno più i lustrini di prima, non è il momento degli strascichi e dell’ostentazione e gli stilisti si dovranno adeguare – spiega a il Messaggero Ermanno Daelli, cofondatore e stilista della griffe –. La scommessa si giocherà su un rinnovato senso del pudore che, però, non significa minimalismo. Ho già iniziato a disegnare dei capi più orientati alla vita di tutti i giorni, ma senza tradire mai il nostro DNA”. Non c’è bisogno, però, di bandire le capsule: “Le collezioni intermedie sono necessarie per rinfrescare il prodotto nel negozio – continua Daelli –. In un momento come questo è necessario dare un servizio maggiore e coccolare la clientela anche con prodotti flash perché il mondo va più veloce della pandemia.”
Chalayan, in un certo senso, ne approfitta
Il lockdown ha imposto lo stop a Hussein Chalayan, che non ha potuto produrre il campionario per la collezione estiva Uomo. Lo stilista, però, ne ha in un certo senso approfittato per studiare: “L’isolamento mi ha dato la possibilità di rivedere i miei archivi – dice a MFF –, passando in rassegna 26 anni di collezioni. Sono più sicuro di cosa voglio fare in futuro: desidero produrre meno e puntare piuttosto su capi essenziali”. Il processo comporta anche un diverso rapporto con il pubblico: meglio “connettersi con la clientela, conoscerla personalmente, che puntare a ottenere visibilità sulla stampa”.
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