Oggi nell’alta moda è (quasi) un obbligo presentarsi come griffe total look: ma, mentre per lo più si legge di brand dell’abbigliamento che mettono gli accessori al centro dei piani di sviluppo, Berluti fa il percorso inverso, allungando lo sguardo dalle calzature verso l’abbigliamento. Sono le intenzioni dichiarate da Kris Van Assche (nella foto a destra), che a Parigi fa ufficialmente esordio in passerella come direttore creativo del brand controllato da LVMH. “Berluti è una maison di accessori che ha grandi ambizioni nel prêt-à-porter”, dichiarava Van Assche alla vigilia della manifestazione a Le Figaro. La preview della collezione, dove si annunciano cappotti in canguro e felpe con inserti di coccodrillo, conferma il trend. “Penso che il concetto sia che chi ama Berluti lo ama per gli accessori. C’è chiaramente un forte heritage legato alla pelle – ha spiegato lo stilista a MFF –, alla sua lavorazione patina e al modo di trattare il colore. L’idea è quella di creare un ponte tra il mondo degli accessori e il ready to wear, cosa che prima era più separato”. L’identità stilistica va legata a quella della griffe. A proposito delle lunghe conversazioni con Olga Berluti, Van Assche riporta come la nipote del fondatore sostenga “che le persone vengano da Berluti per comprare scarpe che abbiamo carattere, scarpe che siano davvero differenti da qualsiasi altra calzatura. Questo significa – è la conclusione – che, anche nei vestiti Berluti, ci può essere un forte carattere”. Oltre che dell’esordio di Van Assche, Parigi Moda Uomo testimonia anche la spinta di Valentino verso lo streetwear. “Non è una tendenza, ma un nuovo modo di vivere e essere – spiega ancora a MFF il direttore creativo Pierpaolo Piccioli (nella foto a sinistra) –. In qualche modo rappresenta la nuova generazione, che è più fluida e più libera. Tutto è più contaminato. Era per me importante ripensare il concetto di sartoriale, quello che è un po’ l’identità del brand, in maniera nuova”.
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