Più digitale, ma non per le sfilate. E una filiera nostrana: il made in Italy è decisivo per ripartire e per recuperare il tempo perso. La pandemia del Coronavirus ha messo in discussione la politica del just in time e della supply chain globale. In questo modo ha fatto emergere i pregi di quella locale, accelerando l’utilizzo degli strumenti digitali. Massimo Giorgetti, fondatore e direttore creativo di MSGM, brand partecipato da Style capital e Manifattura Paoloni, indica cosa cambierà (e cosa no) in una intervista a MF Fashion.
Il made in Italy è decisivo per ripartire
“Appoggiarci a una filiera italiana oggi è ancor più un valore aggiunto” afferma Giorgetti. Il made in Italy è importante non solo per la velocità dell’approvvigionamento dei materiali e della fabbricazione dei manufatti, ma anche per la fiducia e la collaborazione reciproca. Lo stilista declina il suo cronoprogramma per recuperare il tempo perso. Proprio grazie alla filiera e all’appoggio dei fornitori, Giorgetti può disegnare la collezione in un mese e afferma: “Ipotizzando una riapertura della produzione a metà aprile, vorremo riuscire a presentare le collezioni tra metà e fine giugno, attraverso formule virtuali. La campagna vendite dovrebbe avviarsi a luglio”.
Sfilate e digitale
Le collezioni MSGM “saranno più mirate”. Visto che nei prossimi mesi i clienti non potranno muoversi, occorre una “ridefinizione della campagna vendite” grazie al potenziamento dell’infrastruttura digitale dell’azienda. Ma, passata l’emergenza, Giorgetti punta sulle sfilate reali, auspicandone la ripresa già a settembre.
Cosa insegna la pandemia
“La pandemia ci ha insegnato a preoccuparci seriamente del mondo, a considerare la sostenibilità come qualcosa di reale e non come uno strumento di marketing – conclude il designer –. A livello aziendale, gli aspetti economici e finanziari saranno cruciali. Si prospettano mesi di duro lavoro”. (mv)
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