Non un passo indietro, ma, al contrario, di lato, per trovare un nuovo posto nel mutato contesto competitivo. Quando è circolata la notizia della ristrutturazione, in fatto di sedi e management, molti hanno pensato a un ridimensionamento di Philipp Plein. L’imprenditore e stilista tedesco, però, assicura che non è così. “Altro che remi in barca – tuona con Affari & Finanza de La Repubblica –, stiamo varando un sacco di progetti. Il Covid non c’entra, tutte le decisioni che abbiamo preso sono state fatte prima della pandemia, guardando alle nuove evoluzioni del mercato”.
Altro che remi in barca
Molte decisioni, dunque, erano già prese. “La chiusura del palazzo di sette piani in via dei Giardini, interamente dedicato al wholesale – chiarisce –, nasce dal fatto che questo comparto è in crisi da quattro anni. E in più l’affitto, con le spese, arrivava a 2 milioni. E visto che oggi le vendite si fanno online, con il direct retail e nel franchising abbiamo ritenuto giusto puntare su questi”. Questo non vuol dire, of course, che la pandemia da Coronavirus non abbia influito. “Tutto il mondo della moda sta subendo grandi trasformazioni – continua – e noi, che da sempre agiamo con grande velocità, abbiamo una capacità di reazione enorme”.
Fari sulla Cina
A proposito di ristrutturazioni, Plein prevede novità sulla rete di negozi del marchio. Ci saranno aperture, soprattutto nella Repubblica Popolare. Anche sul retail urge intervenire causa pandemia. “Spagna, Francia e Italia stanno vivendo un momento difficile anche perché la gente non viaggia più e mancano i turisti – continua il designer –. Mentre Russia e Germania vanno bene. E allora che fare? Stare fermi? No grazie non fa per noi. Se i cinesi non viaggiano, devono poter fare shopping a casa loro”.
Immagine tratta da Instagram
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