Richemont che unisce le forze con Kering? “Sarebbe un colpo da maestri” ha detto a BoF John Guy, analista di Mainfirst. Non è l’unico osservatore ascoltato dalla rivista sulle prospettive della conglomerata ginevrina: sono tutti persuasi che qualcosa bolla in pentola. Interrogati da Business of Fashion, gli analisti sottolineano come la quotazione delle azioni del colosso elvetico sia più o meno stabile rispetto a 5 anni fa, mentre il titolo di LVMH è salito del 60% e quello di Kering del 160%. Insomma, il dato di fatto è che gli svizzeri sono al palo, mentre i concorrenti francesi galoppano. Richemont non è rimasta con le mani in mano, soprattutto negli ultimi mesi si è data da fare, riconosce BoF. Come? Stringendo ad esempio accordi con Alibaba, YNAP e Watchfinder. Il punto è che i benefici dell’attivismo si avranno a lungo termine. Inoltre, il gruppo svizzero ha rivisto il portafoglio del comparto moda, vendendo Shanghai Tang e Lancel e acquistando Serapian. Ora, le possibili evoluzioni sono due: la prima prevede una rifocalizzazione del business su gioielli e orologi tramite una nuova stagione di cessioni. Nella divisione moda di Richemont ci sono Alfred Dunhill, Chloé e Alaïa. Il primo brand è molto meno appetibile degli altri due. I ricavi di Alaïa sono infatti aumentati di oltre il 400% nell’ultimo decennio, con vendite che nel 2017 hanno superato (secondo le stime) i 50 milioni di euro. Chloé è il marchio più grande del portafoglio moda di Richemont, e genera, secondo gli analisti, oltre 450 milioni di euro l’anno: potrebbe valere oltre 1 miliardo di euro. Quella delle cessioni, dicevamo, non è l’unica pista percorribile. Molti analisti prevedono che Richemont possa prendere in considerazione una strategia più drastica e allearsi con un altro gruppo. Malgrado ci siano diversi possibili partner, da Chanel a Tiffany a LVMH, il più quotato rimane Kering. Fanta holding? Chissà. (mv)
TRENDING