Spulciando i nomi dei 371 stilisti dei 313 brand che hanno partecipato alle 4 principali fashion week di settembre, risulta che soltanto il 40,2% dei designer è donna. Miuccia Prada (al centro) e Donatella Versace, non solo in posizione apicale, ma con un certo peso specifico, sono un’eccezione. Maria Grazia Chiuri (a sinistra), planata alla guida di Dior con una forte impronta femminile (per la prima campagna pubblicitaria ha voluto uno staff di sole fotografe donne) è una ventata di novità in casa LVMH. Chloè, con la sua tradizione tutta in rosa, un caso più unico che raro. Il quesito lo pone il portale Business of Fashion. In un’industria che vede nelle donne il primo consumatore, e che in alcune stagioni (gli anni ‘30, gli ‘80) ha volato sulle ali della creatività di eroine dello stile, c’è una questione femminile? Julie de Libran (a destra), direttore creativo di Sonia Rykiel, spiega a BoF che i problemi sono in sintesi due: in Italia e in Francia la competitività “muscolare” degli uomini pone le donne nella condizione di doversi impegnare in un extra-sforzo per emergere; mentre, dal punto di vista stilistico, i colleghi sono in grado di fare maggiormente leva sulla sensualità nelle loro collezioni (“le donne vogliono mostrare altri valori oltre il corpo”).
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