Il nuovo capitolo della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina si scriverà nelle aule di Tribunale della World Trade Organization. Il Ministero del Commercio della Repubblica Popolare ha annunciato con una nota ufficiale il deposito di un ricorso presso l’Organizzazione mondiale del Commercio contro gli ultimi dazi imposti dal governo americano sui beni “made in China”.
Un mare di prodotti
Secondo le stime degli analisti, le nuove imposte fissate dal presidente Donald Trump andrebbero a colpire 300 miliardi di dollari di import di beni e in parte sono operativi già da domenica scorsa. Contro questo nuovo intervento, che non piace neanche ai calzaturieri americani, si è mosso il governo cinese, annunciando che difenderà “con fermezza i suoi diritti e interessi legittimi”, nonché il modello di commercio multilaterale e l’ordine internazionale basato sulle regole fissate proprio nell’ambito del WTO. I rappresentanti della Repubblica Popolare accusano gli Stati Uniti di aver violato l’accordo siglato da Trump e dall’omologo cinese Xi Jinping durante l’incontro bilaterale tenutosi a Osaka a fine giugno nel contesto del G20, nel quale si era deciso che i due Paesi avrebbero riavviato le trattative commerciali.
Annuncio social
L’intenzione di imporre nuovi dazi sui prodotti cinesi era stata annunciata da Trump lo scorso maggio, quando attraverso Twitter aveva comunicato l’imminente innalzamento dal 10% al 25% delle barriere tariffarie, ma anche l’applicazione della stessa imposta su un ulteriore paniere da 325 miliardi di prodotti fin qui esentati. Secondo molti, il presidente americano sarebbe stato indispettito dal fatto che il partner asiatico non intende rinunciare agli aiuti di stato alle aziende coinvolte nel programma Made in China 2025. Xi Jinping e il governo della Repubblica Popolare erano stati colti di sorpresa dal cinguettio di Trump e, secondo The Wall Street Journal, non lo avrebbero affatto gradito. Dopo questa comunicazione “social” erano seguiti i fatti: domenica scorsa gli Stati Uniti hanno inserito nuove tariffe del 15% su una serie di prodotti cinesi tra cui vestiti, calzature ed elettrodomestici. Parallelamente a Pechino, nelle stesse ore, sono entrati in vigore dazi su auto e greggio provenienti dall’America. (art)