UNIC e Confindustria Accessori Moda al Tavolo di Urso: promessi 250 mln

UNIC con Confindustria Accessori Moda al Tavolo di Urso

“Il governo destina 250 milioni di euro nel settore della moda per il 2025. Una scelta strategica per sostenere un comparto che rappresenta l’eccellenza del Made in Italy e un pilastro della nostra economia”. Parola di Adolfo Urso, titolare del MIMIT, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Le ha pronunciate questa mattina a Roma, presso Palazzo Piacentini, in occasione del rinnovato appuntamento con il Tavolo della Moda. Riunione “programmata al termine dei principali eventi invernali dedicati al settore per favorire la partecipazione di tutti gli attori”. E che si è concentrata “sulle sfide che sta affrontando il comparto della moda, con un focus sulle misure di sostegno e di incentivazione a favore delle imprese”. Al tavolo c’è anche UNIC – Concerie Italiane che, nel contesto di Confindustria Accessori Moda, chiede a Urso un “sostegno strutturale”.

Al Tavolo di Urso

Gli argomenti di discussione al Tavolo di Urso sono caldissimi e ben noti. Primo fra tutti, quello relativo alla gestione degli ammortizzatori sociali. Confindustria Accessori Moda segnala che nella filiera della pelle, il ricorso a queste misure di sostegno è aumentato del 139%,4% nei primi 9 mesi del 2024. E ha raggiunto livelli mai visti in passato, se non durante lo stop globalizzato causato dalla pandemia. La richiesta più pressante, dunque, è quella relativa all’azzeramento dei contatori, fino ad ora ipotizzata, ma mai attuata. Oppure, che si attivi una formula speciale di CIG, simile a quella applicata durante Covid.

 

 

Il nodo del credito d’imposta

C’è, poi, sul Tavolo, un nodo che fatica a sciogliersi. Quello del credito d’imposta per Ricerca e Sviluppo. Anzi, più che avvicinarsi a una soluzione, pare tenda a complicarsi sempre più. Tra ipotesi di saldo e stralcio che non hanno avuto seguito, controlli dell’Agenzia delle Entrate, contributi in conto capitale e quant’altro, la confusione è tanta, troppa. Soprattutto, rischia di essere un altro fattore di asfissia per la PMI della filiera della pelle italiana.

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