Attentato di Istanbul: possibili (ulteriori) ripercussioni sui consumi di lusso. Intanto Ankara chiede scusa a Mosca per far togliere l’embargo

Almeno tre attentatori kamikaze verso le 22 di martedì sera hanno prima sparato sulla folla nell’area degli arrivi dell’aeroporto Ataturk di Istanbul, poi si sono fatti esplodere. Il bilancio provvisorio dell’attentato, secondo le prime ipotesi riconducibile all’Isis, è di 36 morti e oltre 140 feriti. Una nuova ombra si allunga sulla Turchia, da mesi nel mirino dei terroristi. Nel 2016, prima di quello di ieri sera, ci sono stati 8 attentati con poco meno di 100 vittime complessive. Il clima di incertezza può avere ricadute sull’afflusso di turisti e di clienti internazionali del lusso in Turchia e in Europa. Secondo una ricerca di Agility Research, i viaggiatori asiatici del lusso nell’ultimo anno hanno preferito le grandi città dell’estremo Oriente (soprattutto le giapponesi) anche per il clima di insicurezza che si vive nel Vecchio Continente. Un duro colpo per una città come Istanbul, presidiata da boutique alto di gamma e dove ancora si prevedono aperture (Dsquared2 ed Eleventy le prossime). L’attentato, oltretutto, arriva nel momento in cui Ankara prova a ricucire i rapporti diplomatici con la Russia, per ridare slancio anche a quelli commerciali. La Turchia, infatti, avrebbe ufficialmente chiesto scusa a Mosca per l’abbattimento del caccia avvenuto al confine con la Siria lo scorso 24 novembre. Al Cremlino sarebbe arrivata una lettera formale firmata dal presidente turco Erdogan. Ora bisogna attendere la reazione di Mosca: dopo mesi di campagna mediatica contro Ankara, allenterà la morsa sulla Turchia? Sulla lettera di scuse turca ha inevitabilmente pesato il fattore economico. Secondo il capo della diplomazia russa ad Ankara, Andrei Karlov, le sanzioni economiche russe nei confronti di Istanbul causeranno perdite alla Turchia pari a 11 miliardi di dollari nel 2016. Nel 2015 l’export turco verso la Russia è sceso del 35%. Tra i settori più colpiti quelli dell’area pelle. Per le calzature turche, la Russia era il primo mercato di sbocco con 130 milioni di dollari. Nel 2015 la perdita è stata del 36% e nel primo trimestre del 2016 l’export è sceso del 57%. Nel 2015 l’export dei prodotti in pelle verso la Russia è diminuito dell’80%, provocando la chiusura del 40% dei circa 600 negozi del quartiere di Zeytinburnu a Istanbul e lasciando 3.000 persone senza lavoro. L’associazione turca degli esportatori di articoli in pelle (IDMIB) ha dichiarato che l’export verso la Russia è sceso del 50%. (mv/rp)

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