È una voce che si rincorre dalla scorsa estate, vale a dire quando il voto favorevole alla Brexit ha aperto a una rivoluzione negli equilibri commerciali tra Londra e la Comunità Europea. Le sigle ambientaliste inglesi hanno preso a fare pressione sull’opinione pubblica e su Downing Street perché approfitti dei negoziati per vietare l’export di animali vivi verso il Vecchio Continente. Adesso che la faccenda entra nel vivo, tornano a farsi sentire. Paladini della campagna si fanno i militanti dell’associazione Compassion In World Farming (CIWF), le cui istanze sono accolte dagli ambientalisti del Green Party e dai nazionalisti dell’Ukip, mentre il Partito Conservatore, che con Theresa May esprime la maggioranza di Governo, è scettico. In estrema sintesi, gli animalisti lamentano che i bovini e gli ovicaprini venduti all’estero affrontano viaggi atroci per essere condotti al macello. Chissà che cosa pensano possa succedere loro, viaggio a parte, se rimangono in Inghilterra.
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