“They were built to last”: sono stati confezionati per durare. E non c’è dubbio che l’anonimo calzolaio londinese che 600 anni fa li ha fabbricati ha compiuto davvero un bel lavoro: a secoli di distanza, gli stivali in pelle sono l’unica cosa ad essersi conservata (quasi) intatta seppur in condizioni estreme. Ma torniamo per un momento ai giorni nostri. Sono in corso a Londra lavori alla rete fognaria nel quartiere Bermondsey, in pieno centro, non lontano da Tower Bridge. L’equipe di archeologi che affianca Mola Headland Infrastructure rinviene lo scheletro di un uomo di circa 35 anni nei sedimenti di fango del fondale del Tamigi. L’uomo è vissuto nel XV o XVI secolo e, come suggerisce la posizione scomposta, è morto annegato. Un pescatore? Un marinaio? Non è dato saperlo. Di certo una persona che faceva un lavoro usurante (come segnalano le tracce di osteoartrite) e che viveva a stretto contatto col fiume, come testimoniano gli stivali che porta ancora ai piedi. Già, perché dell’abbigliamento, degli accessori e degli utensili che lo sfortunato londinese aveva con sé al momento del decesso, solo gli stivali in pelle si sono conservati fino ai tempi nostri. “They were built to last”, appunto, commentano dai laboratori di Mola Headland: suola rinforzata, estendibili in modo da alzarsi fino a metà coscia (quindi comodi per muoversi in acqua), imbottiti con un materiale (forse muschio) per essere più caldi, gli stivali sono un gioiellino. Talmente preziosi, oltretutto, da suggellare la tesi della morte accidentale: mai, arguiscono gli archeologi, un uomo sarebbe stato sepolto con calzature di tale valore ai piedi. Per gli usi dei tempi, gli stivali sarebbero passati a un erede. Invece, seppur sepolti sotto il fondale di un fiume imponente e trafficato, sono arrivati a noi. (foto da molaheadland.com)
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