USA, dopo i grezzisti , anche l’industria della carne contro Trump: “No al protezionismo”

L’industria della carne USA si schiera contro il protezionismo di Donald Trump. Le associazioni nazionali di allevatori di bovini, di suini e di tacchino (rispettivamente National Cattlemen’s Beef Association, National Pork Producers Council e National Turkey Federation) hanno sottoscritto, insieme ad altre 15 sigle professionali, un documento con il quale invitano l’inquilino della Casa Bianca a lasciar perdere, per così dire, l’approvazione di misure restrittive all’import nel mercato statunitense di acciaio e alluminio. Il problema è la reciprocità: gli allevatori a stelle e strisce temono che i Paesi esportatori di metalli, tra cui diversi clienti chiave della carne statunitense, possano per ripicca assumere a loro volta provvedimenti di chiusura. “L’agroindustria americana dipende dall’export – recita la nota – ed è per questo particolarmente vulnerabile di fronte a una rappresaglia. Facciamo affidamento sugli accordi internazionali fatti dai Paesi membri del WTO (l’Organizzazione Mondiale del Commercio, ndr.) e sugli altri patti che rafforzano il libero commercio”. Dopo i trader di pelli grezze, che auspicano confini sempre aperti col Messico, un’altra voce della filiera carne/pelle si solleva in opposizione alla visione protezionista di Trump.

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