Il mercato della calzatura ridotto dell’85%, i macelli militarizzati dal governo. Sono due delle conseguenze più evidenti della crisi economica venezuelana sulla filiera carne-pelle del Paese: il fil rouge che unisce le due vicende è l’iperinflazione. È infatti a causa della depauperata capacità di spesa dei consumatori e quindi di riassortimento dei negozianti che l’industria della scarpa si è ridotta a produrre al 20% della capacità. Lo ha spiegato Luigi Pisella, presidente di CAVENAL (l’associazione dei calzaturieri del Venezuela): “Il settore è completamente ‘descapitalizado’ – sono le sue parole, riprese da ntn24.com –. Fino a 6 anni fa il consumo annuo era di tre paia per abitante, oggi è 0,5: vuol dire essere passati da 100 milioni di scarpe vendute all’anno a 15 milioni”. Non va per niente meglio alla carne. Al fine di “evitare l’incremento dei prezzi”, Caracas ha assunto la gestione di 21 macelli. Secondo quanto riporta la stampa, il governo lamenta che i macelli avrebbero tradito un precedente accordo per il calmieramento dei listini: per questo per i prossimi 180 giorni baderà direttamente alla produzione e distribuzione del prodotto carneo. Non dovrebbero esserci ripercussioni sulla commercializzazione dei sottoprodotti, tra cui la pelle.
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