Il CEO Alessandro Pescara mette il concetto ben in chiaro: la sostenibilità non è un semplice titolo onorifico. “Sono un ingegnere e ragiono come tale. Per Borbonese la sostenibilità è un metodo per crescere come azienda e sul mercato – ha detto durante l’incontro con la stampa del 29 novembre –. Detesto il greenwashing e i proclami che sul piano concreto non valgono niente, come solo io ho la tal pelle o slogan del genere. Abbiamo intrapreso un percorso e vogliamo condividerlo con dipendenti, stakeholder e clienti”. Del percorso di Borbonese fanno parte le certificazioni di conformità a cinque standard che gli ha riconosciuto Bureau Veritas. I riferimenti normativi sono UNI EN ISO 9001:2015 (Sistemi di gestione per la qualità), UNI EN ISO14001:2015 (Sistemi di Gestione Ambientale) e UNI ISO 45001:2018 (Sistemi di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro). Non solo, ma anche UNI PdR 125:2022 (parità di genere) e UNI ISO 30415:2021 (diversity and inclusion).
Partire dal processo
Per Borbonese (che Pescara definisce “non un marchio, ma una maison del lusso accessibile”) il prodotto è importante. Per questo il lavoro verso la sostenibilità passa anche dai materiali: “Abbiamo investito sui tessuti riciclati e sui nostri fornitori – sono le parole del CEO –. Impieghiamo solo pelle italiana da concerie certificate”. Ma l’azienda, che vanta circa 150 dipendenti e una catena di 30 negozi, è voluta partire innanzitutto dai modelli organizzativi e dai propri processi. “La nostra attenzione si rivolge al personale e ai clienti, perché non possiamo convincere i secondi senza conquistare i primi – continua Pescara –. Abbiamo investito nella formazione, sia a proposito di hard che di soft skill. Abbiamo condiviso, e non imposto, il codice etico. Conduciamo con consulenti esterni ricerche per comprendere la composizione dell’azienda. A proposito dell’equilibrio tra lavoro e vita privata, abbiamo introdotto la possibilità di tre giorni di smart working per i nostri dipendenti”. Allo stesso modo Borbonese svolge survey “per capire come la nostra clientela si trova nei nostri negozi e per migliorarci in tal senso”.
Per crescere come azienda e sul mercato
La sostenibilità per Pescara, dicevamo, non è un semplice titolo onorifico: “Significa rimanere in sintonia con il mercato e crescere come azienda”. Si vedono i risultati: “Sono in azienda dal 2018 e la risposta è sì – conclude il CEO –. Le proiezioni dicono che chiuderemo il 2023 a circa 36 milioni di euro, in crescita del 12% su base annua. Va bene così: vogliamo crescere in maniera organica, con la nostra resilienza e le nostre strategie. Che passano anche dall’espansione in nuove categorie merceologiche, come le calzature”.
In foto da sinistra Diego D’Amato (presidente e CEO di Bureau Veritas Italia) e Alessandro Pescara
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