Negli anni post pandemici il fenomeno delle borse-bene rifugio sembrava uno dei segni di forza del mercato del lusso. Se ne parlava ogni volta che si batteva all’incanto una introvabile Hermès a un prezzo sempre più esorbitante, o quando le collezioni private di articoli di pelletteria diventavano una garanzia da presentare in banca. Il valore delle borse, si pensava, è talmente solido da essere diventato quasi tangibile. Invece, col senno di poi si è capito che la trasformazione di articoli di alto artigianato da capi da sfoggiare per esprimere la propria personalità in asset finanziari è stato un acceleratore della saturazione del mercato. I movimenti speculativi non contribuiscono alla desiderabilità di una maison, ma anzi la spengono.
Il fenomeno delle borse-bene rifugio
Lo spiega Susanna Nicoletti, esperta di brand management, dalle pagine del numero di aprile de La Conceria. “I negozi si sono svuotati, mentre su certi modelli si sono attivati fenomeni speculativi di investimento – sono le sue parole –: si fa la corsa per comprare accessori senza nessuna intenzione di indossarli, ma per rivenderli, come se fossero barili di petrolio. Non ha fatto bene al comparto e il pubblico si è interessato ad altri brand”. Conferma la valutazione con Moneta, inserto de Il Giornale, Marzio Morgante, managing partner di ATA (Asian Tax Advisory). Tra il martello dei rialzi dei prezzi delle griffe e l’incudine degli aggressivi dupe cinesi, i consumatori cominciano a dubitare del sistema. “Negli ultimi anni, i rincari hanno trasformato borse e accessori in beni rifugio più che in prodotti di moda. Questo approccio rischia di alienare persino la clientela fedele, soprattutto tra le nuove generazioni più sensibili al valore reale degli acquisti”. Morgante auspica che il sistema sappia “trovare un equilibrio, mantenere l’esclusività senza ridursi a beni speculativi, investendo su vera artigianalità e innovazione anziché su logiche puramente speculative”. Anche perché, di solito, i mercati speculativi si trasformano in bolle. E le bolle, come è noto, esplodono.
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