Michael Kors a Wall Street era già cresciuto del 59% nel 2013, ma ieri il titolo ha toccato un nuovo massimo storico a seguito dei clamorosi dati di bilancio 2013 comunicati dalla società. I profitti sono balzati del 76.6% (229,6 milioni) e del 59% i ricavi, che hanno superato il miliardo, grazie anche al saldo attivo generato dalla cessione delle licenze. Le vendite nordamericane (epicentro del fatturato) sono in crescita del 24% e del 73% quelle in Europa. I numeri hanno sorpreso le stesse agenzie finanziarie, che si attendevano ricavi inferiori agli 860 milioni. La reazione degli analisti è apparsa cauta se non fredda: “La forza di Kors si è manifestata in ogni collezione, ogni area geografica e ogni segmento – conclude la sua relazione Paul Lejez (Wells Fargo) – ma crediamo che dati così impressionanti generino paragoni inadeguati e siamo in attesa di rallentamenti inevitabili”. Gli fa eco Randal J. Konik, analista di Jefferies, che ha addirittura abbassato il rating delle azioni, da buy a hold, sostenendo che “siamo in presenza di una crescita troppo rapida. Il brand continua ad erodere terreno a Coach, ma sta raggiungendo il punto di saturazione e i prodotti hanno raggiunto l’ubiquità, fattore che, la stessa Coach insegna, preannuncia risultati molto inferiori”. (pt)
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