C’è una Francia, quella della pelletteria, che corre con due marce diverse. A guardare le statistiche, l’artigianato scoppia di salute. Così come i grandi gruppi transalpini del lusso (LVMH, Kering, Chanel ed Hermès), che si sfidano non solo sul piano del fatturato. Ma anche su quello degli investimenti industriali, rilanciando colpo su colpo con nuovi atelier, formazione e assunzioni. Anche le piccole imprese che lavorano per il lusso sono piuttosto soddisfatte. Ma c’è una pletora di artigiani e micro-imprenditori che, invece, non riesce a riprendersi dalla botta del Covid. Si registra anche il caso di chi, per ottener luce sulla propria difficoltà, si lancia nello sciopero della fame.
Le due marce
Siamo a Rouhe, in Borgogna. André Mathey è il titolare del laboratorio Andréas Corso, specializzato nella riparazione di selle e bisacce in pelle. L’artigiano ha iniziato lo sciopero della fame per denunciare la mancanza di aiuti finanziari da parte dello Stato. I piccolissimi imprenditori come lui, dice, sono soli di fronte alla crisi sanitaria e all’aumento del prezzo delle materie prime. “Penso che gli aiuti Covid siano stati assegnati in modo errato”, spiega a France 3. Una sperequazione dovuta al fatto che il laboratorio era nato da poco e quindi non ha registrato molti incassi e di conseguenza gli aiuti statali sono stati risibili.
Chi si permette la grandeur
Una situazione che fa da contraltare a quella in cui versano, e in alcuni casi si pavoneggiano, i grandi gruppi francesi. Che sono nelle condizioni di attuare qualsiasi strategia. È il caso di LVMH, che vuole reclutare 1.200 persone, da impiegare nei settori della vendita al dettaglio ma anche nella produzione di pelletteria e calzatura. È quanto afferma al Journal du Luxe Alexandre Boquel, Development Director di Métiers d’Excellence LVMH, al termine del tour You and Me 2022. Boquel ha ammesso che tra i mestieri con difficoltà di ricambio generazionale c’è quello del calzolaio. (mv)
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