I dati di Assopellettieri fotografano un semestre di sofferenza

I dati di Assopellettieri fotografano un semestre di sofferenza

Per la pelletteria italiana è stato un primo semestre di sofferenza. Nel periodo il fatturato è sceso del 10% e la produzione industriale è crollata del 19%. Preoccupa il peggioramento registrato a giugno: -26,4%. Cresce il ricorso alla cassa integrazione, mentre si riducono imprese e addetti. La ripartenza è auspicata (e non prevista) nella prima parte del prossimo anno.

L’export

Nel periodo gennaio-maggio 2024 l’export di borse, che vale oltre il 70% del fatturato estero complessivo, si è ridotto del 10% su base annua. La piccola pelletteria, intanto, segna il -15,1%, mentre le cinture arretrano del 6,6% e restano invariate le vendite di valigie e articoli da viaggio. A proposito dei volumi, i dati elaborati da Assopellettieri (sigla che aderisce a Confindustria Moda) l’export dei prodotti di pelletteria nei primi 5 mesi dell’anno si è ridotto del 9,4% a valore e del 3,1% in quantità, espresse in chili.

 

 

Gli hub esteri

L’aumento dei prezzi praticato dal lusso si rispecchia, almeno in parte, anche sui flussi di merce che partono dall’Italia per arrivare in Francia. Proprio per l’attività di conto terzismo, Parigi si conferma primo mercato di destinazione del made in Italy. Ma a fronte di una diminuzione in valore del 2,8%, c’è un -28,4% in quantità. Al secondo posto gli USA: +4,9% in valore e -4,8% in quantità. Bene anche il Giappone e, nonostante la crisi, la Germania (+8,4%), primo mercato effettivo per l’export italiano in quantità. La nota diffusa da Assopellettieri rimarca come i dati evidenzino “un cambio nelle strategie distributive delle griffe, che ora spediscono direttamente dall’Italia nei mercati finali di destinazione merce che fino a 2 anni fa transitava negli hub logistici svizzeri”. Anche il mercato interno viaggia a rilento (-0,8% le vendite al dettaglio).

Un semestre di sofferenza

Il ristagno dei consumi e le difficoltà dell’export non possono non lasciare il segno. Per la produzione industriale il secondo trimestre è stato peggiore del primo: -19,9% rispetto al -18,2% del primo. Aumenta la cassa integrazione e chiudono le imprese (-84 unità il saldo delle aziende tra dicembre 2023 e giugno 2024). Di queste 84, 54 sono toscane. Inevitabilmente, calano gli addetti del settore: 1.832 in meno in questa prima metà dell’anno. Le attese circa l’andamento nella seconda parte dell’anno sono improntate al pessimismo. Un imprenditore su tre prevede un ulteriore peggioramento nel terzo trimestre. La stima del panel degli associati intervistati indica una contrazione del fatturato del 4,2% (una flessione meno marcata grazie ad un confronto più agevole). Relativamente all’intero 2024, solo il 14% vede una crescita del fatturato. Il 53% prevede un calo delle entrate. (mv)

Foto da Shutterstock

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