“Mipel Lab come strumento per rafforzare il ruolo e l’immagine dell’Italia nel sourcing di pelletteria di qualità”. Parole di Stefano Giacomelli (nella foto a sinistra), CEO di Tivoli Group. Fondato nel 1981 come ramo produttivo di una piccola catena di distribuzione di pelletteria a Roma, Tivoli si è sviluppato progressivamente nell’area fiorentina. La sua sede operativa è a Calenzano (Firenze) dove produce circa 1 milione di pezzi l’anno.
La moderata positività di Tivoli
Come si muove il mercato?
Si intravedono alcuni segnali di ripresa, soprattutto per quanto riguarda l’export. Alla fine del primo semestre 2021, oltre ad alcuni mercati asiatici, gli Usa hanno fornito segnali molto incoraggianti, mentre l’Europa ha iniziato una lenta ripresa. Da qualche settimana, però, desta qualche preoccupazione il mercato cinese a causa delle misure protezionistiche annunciate dal Governo. La volatilità del mercato è ancora molto alta e questo porta talvolta i brand a procedere con cautela negli ordini per le collezioni della prossima primavera/estate.
Prospettive?
Riflettono il clima di moderata positività, con segnali sia da parte dei clienti storici sia da quelli recentemente acquisiti e che stanno assumendo una rilevanza crescente.
Il senso di Mipel Lab
Qual è il senso che attribuite all’iniziativa Mipel Lab?
Penso sia un’iniziativa molto importante per il settore. Mipel Lab punta infatti ad allargare il mercato, proponendo i nostri servizi e il nostro savoir-faire, a brand che non si affidano oggi ad aziende italiane. Già dall’anteprima di giugno a Pitti, l’iniziativa ha suscitato molto interesse da parte dei diversi produttori.
Perché Tivoli Group ha aderito?
Perché pensiamo che possa rappresentare una grande opportunità per allargare il mercato e il nostro business, considerando la possibilità di poter entrare in contatto con nuovi marchi.
Quando pensa si inizieranno a vedere risultati concreti?
Speriamo di poterne vedere i benefici già nel medio periodo. Pensiamo che la realizzazione di una piattaforma tecnologica con la collaborazione di EY, possa rappresentare non solo un’interfaccia digitale della manifestazione fieristica ma anche potenziarne il valore di business durante l’interno anno.
Il sourcing italiano
Quali sono i punti di forza e di debolezza del sourcing della pelletteria italiana?
Come punto di forza, direi le ottime competenze tecnico-produttive, riconosciute a livello internazionale, che costituiscono un elemento di attrazione per le lavorazioni di alta gamma. Gli elementi di debolezza sono abbastanza comuni ad altre realtà settoriali e distrettuali. A parte poche eccezioni, le imprese presentano una dimensione media ridotta. Non sempre riescono a effettuare gli investimenti necessari per aumentare la competitività e la tutela del made in Italy, presidiare stabilmente i mercati, controllare la gestione finanziaria e l’accesso al credito. (mv)
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