Nel primo trimestre 2021 la pelletteria italiana vede la ripartenza. E questo non può che rasserenare i vertici di Assopellettieri, appena reduci dalla seconda edizione degli Stati Generali. I numeri, dicevamo, sono positivi: nel solo mese di marzo il rimbalzo della produzione industriale segna il +82%, mentre l’export fa +61%. L’exploit non è sufficiente a dire, però, che il peggio è alle spalle. Innanzitutto perché i livelli pre-Covid sono ancora lontani: il confronto con i valori dell’export nel periodo gennaio-marzo 2019 dice che siamo ancora al -12%. E poi perché i buoni risultati del 2021 sono al traino degli articoli di pelletteria prodotti con materiali succedanei. Quelli in pelle, cuore della manifattura made in Italy, sono ancora in area negativa.
La borsa vede la ripartenza: ma come?
E dunque, dicevamo, la positività del primo trimestre 2021 è in chiaroscuro. “I beni realizzati in succedaneo registrano un buon recupero in valore (+23,8%), trascinati dalle borse (+35,5%)” si legge nel report di Assopellettieri (associazione aderente a Confindustria). Peccato che gli articoli in pelle non condividano la stessa sorte. “L’analisi per voce merceologica mostra andamenti non favorevoli soprattutto per le tipologie realizzate in pelle – continua il report –: il loro export è sceso nei primi 3 mesi del -4,9% in valore”. I numeri, elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda, dicono che “il gap con il 2019 è attorno al -20%, sia in valore che in quantità”. Entrando nel dettaglio degli articoli in pelle, il report evidenzia “segni negativi sia per le borse (-6,6% in valore) che per le cinture (-8%) e la piccola pelletteria (-1,1%)”.
Scenario e prospettive
Le valutazioni di Assopellettieri si basano su una certezza. I dati del secondo trimestre 2021 saranno ancora in area positiva, perché in confronto con il periodo più complesso del primo lockdown. E perché lo scenario internazionale, tra limiti agli spostamenti che cadono e indici economici che migliorano, sembra sorridere alla pelletteria. Intanto, però, Assopellettieri scrive di ordini insoddisfacenti e di “recupero lento per gran parte delle piccole e medie imprese, che costituiscono l’ossatura del settore”. Tra gli associati nel primo trimestre si registra il -16,5% medio del fatturato, mentre lungo la filiera resta alto il ricorso alla cassa integrazione. Nei primi 4 mesi è del 6,8% inferiore su base annua, ma del 760,4% superiore al 2019. Il cammino, insomma, è ancora lungo.
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