La pelletteria italiana, in particolare quella marchigiana e abruzzese, seguono la scia della calzatura, profondamente colpita dalla crisi russa. I volumi sono inferiori rispetto alla scarpa, ma ci sono imprese che generano in Russia gran parte del proprio fatturato. Oltre alla richiesta di sostegno, il settore cerca vie di fuga, dagli incassi attraverso il sistema cinese UnionPay a nuovi mercati da approcciare. Le difficoltà della pelletteria che vende a Mosca sono enormi e le richieste di aiuto sono analoghe a quelle della calzatura. Ecco le opinioni di Franco Gabbrielli (presidente Assopellettieri), Gabriella Ripani (Ripani Italiana Pelletterie), Roberto Gironacci (Gironacci Pelletterie) e Francesca Orlandi (Valentino Orlandi).
La pelletteria che vende a Mosca
Franco Gabbrielli
“Nel 2021 ci sono stati i primi segnali di ripresa proprio dalla Russia (+44%). Il mercato russo rappresenta una quota importante per il fashion italiano e molto anche per il mercato della pelletteria. Un’involuzione e un blocco nelle relazioni rappresenterebbe una perdita per tutti gli attori coinvolti e per i mercati di ogni singolo paese. Come Assopellettieri, ribadiamo il nostro impegno al fianco delle aziende”.
Gabriella Ripani
“L’emergenza continua. C’era positività, si ipotizzava un rilancio ed invece siamo alla quinta stagione consecutiva non regolare. Anche a livello psicologico, questa situazione ha un impatto devastante. Vorremmo solo lavorare in serenità”. Un quarto del fatturato aziendale arrivava da Russia e Ucraina. L’azienda ha borse da spedire e crediti da incassare. “Potremmo vendere i nostri prodotti ad altri clienti non russi, ma quello che è perso non si recupera”.
Roberto Gironacci
“L’esposizione del distretto nei confronti della Russia è cresciuta negli ultimi due anni perché i suoi buyer sono stati gli unici a comprare. Poi, in questa stagione, a causa della difficoltà di reperire i materiali, calzaturifici e pelletterie hanno prodotto e consegnato in ritardo per cui abbiamo ancora merci da spedire in Russia. Vendere i prodotti altrove? Sì, ma manca la richiesta degli altri mercati. Per i buyer non è il periodo di sperimentare nuovi brand. I russi cercano di aggirare le sanzioni, attraverso triangolazioni e pagamenti col circuito cinese Unionpay”.
Francesca Orlandi
“La situazione della pelletteria marchigiana è difficile per non dire drammatica. Il problema principale attuale credo sia il cambio del rublo che blocca ogni possibilità di business. La speranza è che così come si è svalutato velocemente, con la stessa velocità torni a cambi normali ma resta un’incognita. La quota export verso la Russia è del 30% circa e si è ridotta rispetto ad anni fa. Senza contare che i russi facevano acquisti anche all’estero, nei Paesi arabi ad esempio. Fortunatamente abbiamo terminato le consegne una settimana prima dell’invasione. Ora ci stiamo tutti interrogando sulle prossime stagioni”. (mv)
Leggi anche:
-
#siamotuttiMarinoFabiani: la scarpa delle Marche rischia grosso
-
Russia: Bruxelles valuta di aprire il paracadute dei ristori
-
Russia: il down delle griffe italiane e il pensiero degli analisti