Sessantadue anni, 40 di attività e l’amarezza di veder scomparire il proprio lavoro. Michel Broze è l’ultimo sellaio di Liegi, in Belgio. Conosce tutti i segreti della pelle, ma ormai sono pochissimi quelli a cui trasmetterli. E non è detto che, per loro, questa conoscenza possa diventare un lavoro.
L’ultimo sellaio di Liegi
“Quando avevo 14 anni ho trascorso 2 mesi di vacanza in un laboratorio di selleria in Lussemburgo. Poi, quando ero alto 1 metro e 40 e pesavo 38 chili, sono diventato un fantino apprendista. Ho pulito strumenti e attrezzature, ma ho anche cavalcato. Il mio capo mi ha permesso di competere. Ho persino vinto 3 gare” racconta Broze a rtc.be. Quella di fantino non divenne, però, la sua professione. A 18 anni cominciò a guadagnarsi da vivere lavorando sui carrelli elevatori. Ma la passione per l’equitazione non lo abbandonò mai. Così, non appena ne ebbe l’opportunità, aprì il suo laboratorio dove lavorare la pelle. Era il 1989.
Il lavoro non manca
“Un cavaliere ha sempre bisogno di una buona sella” sottolinea l’artigiano, a cui il lavoro tutt’oggi non manca anche se “molte aziende specializzate preferiscono produrre in India, Pakistan o Cina dove la manodopera costa di meno”. La pelle che utilizza per le selle e gli accessori da equitazione arriva dall’Italia e dall’Inghilterra. Per le imbottiture usa solo lana di pecora. I materiali sintetici sono praticamente vietati nel suo laboratorio.
Passaggio di consegne
Ma a chi trasmettere il know-how accumulato in quattro decenni di attività? Broze ci prova. Insegna l’arte della selleria a chi la vuole apprendere in una stalla che si trova vicino a casa sua. Il fatto è che, per molti, resterà al massimo un hobby. Ma a Broze non importa: “Ciò che conta è la felicità che condividiamo nel lavorare insieme la pelle e so che non la dimenticheranno”.
Immagine tratta da rtc.be
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