L’artigianato artistico lancia l’allarme: il 30% di noi chiuderà

L’artigianato artistico lancia l’allarme: il 30% di noi chiuderà

“Si prevede la chiusura del 30% delle imprese dell’artigianato artistico toscano”. Il grido d’allarme è lanciato da Gianni Lamioni, presidente di Artex (Centro per l’Artigianato Artistico e Tradizionale della Toscana). L’appello di Artex si traduce in una richiesta di aiuti immediati. “La situazione è gravissima – denuncia Piero Peroni, fondatore insieme al fratello Roberto della pelletteria artistica Fratelli Peroni di Firenze -. Noi siamo attivi dal 1956, ma non so se resisteremo a questa crisi. Ci aiuterà lo Stato? In tanti saranno costretti a chiudere”.

I numeri dell’artigianato artistico

L’artigianato artistico in Toscana conta circa 20.000 imprese, che nel loro complesso impiegano oltre 100.000 addetti, tra dipendenti e indipendenti. Il comparto del cuoio ne copre la quota maggiore: oltre 4.000 laboratori che coinvolgono circa 30.000 persone. Seguono il settore alimentare, quello dell’abbigliamento su misura e a ruota tessitura, decorazioni, lavorazioni dei metalli pregiati e pietre preziose.

Il grido d’allarme

“Chi aveva ordini da evadere prima della chiusura di marzo sta lavorando. Ordini nuovi non ci sono da nessuna parte”. È questo il fulcro del problema, come ci spiega Piero Peroni (già presidente di Federmoda CNA Toscana). “La nostra è una bottega d’arte, un esercizio storico dove lavoriamo tutto a mano– racconta -. Il nostro prodotto è molto voluttuario, sarà uno degli ultimi a ripartire. È molto legato al turismo: lavoriamo al 70-80% per l’estero. Adesso è tutto bloccato”. A pesare sono le spese fisse che l’attività deve comunque sostenere, sia che il laboratorio produca oppure no.

Qualità a rischio

“La filiera della pelletteria artistica è molto penalizzata da questo momento di emergenza. Il virus ha enfatizzato i problemi che il settore stava già soffrendo – spiega Peroni -. Ben prima del Coronavirus le richieste dei compratori tendevano all’abbassamento dei prezzi. E questo comportava il dover diminuire la qualità dei prodotti. Ma per noi questo è impossibile. Usiamo cuoio conciato al vegetale, i nostri prodotti sono fatti a mano con metodi di lavorazione tradizionali e quando veniamo al prezzo è un problema farsi capire”. I prodotti artigianali rischiano di soccombere di fronte alla concorrenza di un mercato massificato. E “mancando la presenza dei turisti per noi è dura”.

Lavoro di squadra

“Siamo ripartiti l’11 maggio – racconta Peroni -. Lavorare con i guanti non è semplice e i numeri della produzione non saranno gli stessi, i tempi saranno più lunghi. Questo però è un problema risolvibile”. Ciò che preoccupa l’imprenditore sono gli ordinativi. “Stiamo cercando delle formule di vendita sul web, tramite le associazioni di categoria. Dobbiamo rilanciare la nostra eccellenza. Dobbiamo dire al mondo che la nostra produzione non si è fermata”. Quello che serve per Peroni è un lavoro di squadra: “Stiamo provando a fare vendita online già da tre anni, ma in questa fase non è sufficiente farla singolarmente. Dobbiamo aggregarci tra produttori per comunicare in modo più forte, come territorio, come gruppi di imprese. Da qui in avanti sarà sempre più difficile penetrare i mercati singolarmente”.

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