Già la chiamano war of bags, la guerra delle borse. Già, perché i marchi del lusso vogliono conquistare il mercato cinese: e questo lo abbiamo capito. Salta all’occhio, intanto, che provano a farlo con la pelletteria, piuttosto che con altri prodotti. Le borse sembrano fatte apposta per essere lanciate sui social. E se tutto funziona a dovere, i risultati, in termini di vendite e incassi, arrivano immediatamente.
War of bags
A inizio anno Dior con il modello Bobby (nella foto, tratta da dior.com) ha insegnato che in questo periodo i prodotti devono essere lanciati prima in Cina e poi in Europa. Va, cioè, invertito l’ordine consuetudinario dei release. Anche dopo la fine della pandemia è improbabile che si torni al passato. Non sarà più un’eccezione, ma la regola lanciare nuove borse prima in Cina. E con investimenti sempre più ingenti. Basti pensare alla promozione di Prada per la borsa Cleo. Come osserva la stampa asiatica, è un caso senza precedenti nella storia della griffe. La predilezione per la pelletteria dipende anche dal fatto che la borsa sembra avere “una connessione naturale con i social media”. Ed è per questo che le bags stanno diventando sempre più protagoniste del marketing digitale rispetto al prêt-à-porter.
Gli strumenti di marketing
Per promuovere le borse classiche, la griffe usa strumenti artistici, come mostre, esposizioni e video. Questi rafforzano l’immagine del marchio. Per i nuovi modelli vengono preferiti i social media. Un duplice percorso che ormai è diventato la strategia-modello dei marchi di lusso. La concorrenza però aumenta. Alla griffe non basta più usare la celebrity o l’influencer di turno per promuovere un prodotto. È necessario adottare una strategia di marketing sempre più complessa e dispendiosa. E rischiosa. Perché ottenere un grande successo e rilasciare una IT bag sarà sempre più difficile. (mv)
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