MSCHF colpisce ancora con una borsa iconica che ne fonde quattro

MSCHF colpisce ancora con una borsa iconica che ne fonde quattro

L’ultima idea provocatoria di MSCHF è la Global Supply Chain Telephone Bag. È una borsa iconica che ne fonde quattro: Hermès Birkin, Celine Luggage, Saddle Dior e Hourglass Balenciaga. Ma è anche la combinazione del made in Perù, Portogallo, India e Cina. L’obiettivo del collettivo creativo è smascherare i miti dei consumatori su concetti come “valore”, “autenticità” e “stile”. Ed elevare gli anelli della catena di fornitura al ruolo di designer. Così facendo MSCHF mette in discussione il concetto di it bag.

Una borsa iconica che ne fonde quattro

MSCHF ha iniziato a pensare all’esperimento circa un anno fa. Aveva progettato una scarpa rovesciata (ancora in vendita su StockX), di cui un’azienda corresse le imperfezioni. Da qui l’idea: far sviluppare un’idea a un’impresa manifatturiera. Anzi a imprese da più Paesi. Inizialmente MSCHF ha inviato alle fabbriche un modello di borsa insieme a indicazioni come: “Puoi renderla più femminile?”, racconta a New York Times il direttore creativo Kevin Wiesner. Le risposte non erano state soddisfacenti. E allora hanno cambiato strada. Dal brand hanno chiesto ad un produttore peruviano di creare una borsa simile alla Hermès Birkin. MSCHF ha poi spedito il prototipo a una fabbrica portoghese con la richiesta di modificarlo affinché somigliasse alla Celine Luggage.

 

 

Non è finita qui

Il risultato del passaggio in Portogallo è arrivato a un fornitore in India, cui hanno chiesto di dare alla borsa una pennellata di Saddle Dior. Il viaggio creativo è terminato in Cina, dove al prodotto hanno dato un tocco di Hourglass di Balenciaga. Il risultato finale è una “Frankenstein bag” in pelle con fodera in twill e tracolla staccabile. Dal 21 febbraio sarà disponibile in quantità limitate sul sito MSCHF nelle tonalità nero, rosa baby, blu Yves Klein e mandarino a 650 dollari.

L’obiettivo

L’obiettivo dell’esperimento è valorizzare il lavoro creativo nascosto della supply chain. Cioè, far emergere come il producer contribuisce alla realizzazione del prodotto finale attraverso le sue idee. Quelle puramente creative, in risposta a indicazioni vaghe o assenti. E quelle che nascono dagli accorgimenti necessari in fase di produzione. Il collettivo non teme di essere denunciato dalle griffe: “La nostra borsa è un’opera complementare, non un sostituto” osserva John Belcaster, consulente legale di MSCHF. (mv)

Foto da MSCHF

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