Le vendite sono ok: Furla conta di chiudere il 2022 a 340 milioni di euro, +12% sul 2021. Si attende il riassetto. E si investe nella componente femminile. “Trovare donne disponibili e competenti in questo settore per ruoli di vertice non è sempre facile”. Lo afferma Giovanna Furlanetto, azionista di maggioranza di Furla e presidente della Fondazione Furla, e da sempre sensibile all’empowerment femminile. “Furla è un’azienda di donne. Oltre l’80% su 2.000 dipendenti è composto da donne di diverse nazionalità. Sosteniamo le donne in più settori creativi”.
Le vendite sono ok
Il bilancio 2022 di Furla dovrebbe ricalcare quello del primo semestre: +12% rispetto su base annua. I mercati di Italia (+43%) e USA (+74%) hanno più che compensato l’arretramento dell’Asia-Pacifico (-43%). Anche la marginalità è cresciuta. Con il Corriere della Sera Furlanetto non parla del riassetto societario che l’azienda di pelletteria, secondo i rumors, avrebbe intrapreso. La stessa Furlanetto è azionista di maggioranza, perché detiene il 67,5% del capitale di Furla con la società Bloom (di cui fanno parte anche i figli Giuseppe e Claudia Costato). I soci di minoranza sono rappresentati dall’altro ramo della famiglia, gli eredi di Claudio Furlanetto.
“Equilibrio e determinazione nella gestione”
“Credo nella competenza – afferma Furlanetto –. Trovare donne di settore disponibili e competenti per ruoli di vertice non è sempre facile”. Equilibrio e determinazione sono gli aggettivi che usa per definire la sua gestione aziendale. In generale ritiene che le donne abbiano una gestione dell’impresa “forte e dolce assieme” e che sappiano mantenere buoni rapporti con dipendenti, fornitori e anche gli azionisti. (mv)
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