Reshoring c’è, “è un dato di fatto”. E, proprio per la sua concretezza, chiama in causa la formazione. Ma la formazione risponde? “In provincia di Firenze, ogni anno, nella pelletteria, servono 2.000-3.000 persone. Quanti sono i giovani che escono dalle scuole di formazione presenti in zona perché hanno terminato i corsi? Molti meno di quelli necessari” fa notare Riccardo Braccialini, CEO di Pelfim (acronimo di Pelletteria Fiorentina Montecristo). Secondo l’imprenditore toscano, il gap tra richiesta di personale e disponibilità è destinato a peggiorare nei prossimi anni se non si interviene. Per esempio, inventandosi “un Masterchef della pelletteria”, come ci spiega Braccialini (nella foto) in questa intervista realizzata a Mipel Lab. In altre parole, il salone dell’outsourcing italiano d’eccellenza ospitato all’interno di Lineapelle 101 (21/23 febbraio). “Un format – dice Braccialini – che comincia ad ingranare. Sta incuriosendo il mercato perché è un servizio in più che offriamo. Questo è un bene per tutta la filiera”.
Serve un Masterchef della pelletteria
C’è stato un ritorno delle produzioni in Italia?
Ormai il reshoring, almeno nella pelletteria, è un dato di fatto. La differenza tra i costi di produzione in Cina e quelli italiani si sta riducendo. Ciò avviene a causa dell’aumento degli stipendi dei lavoratori cinesi, delle spese e dei tempi di trasporto, ecc. Inoltre, in Asia occorrono quantitativi importanti da produrre affinché il gioco valga la candela. Per cui sempre più brand, anche per un più agevole controllo della qualità delle produzioni, scelgono l’Italia.
Quindi, per sostenere il reshoring servono nuove risorse umane…
Questo è il punto. La carenza di manodopera è destinata a peggiorare nei prossimi anni. I conti sono semplici. Basta guardare quanti dipendenti sono richiesti dal settore della pelletteria e quante persone escono dalle scuole di formazione ogni anno. Nella pelletteria ci vorrebbe un’operazione tipo un Masterchef della pelletteria per attirare i giovani.
Cosa succederà alla pelletteria
Come vive questa situazione nella sua pelletteria?
Abbiamo 25 dipendenti. Qualcuno lo assumiamo, altri vanno via come in una qualsiasi azienda. Sono attirati dalle grandi griffe. Ma qualcuno, poi, fa marcia indietro perché spesso viene chiamato per fare solo una precisa mansione. Così, una volta uscito dalla griffe non ha le competenze per svolgerne un’altra e può fare fatica a trovare un nuovo impiego.
In generale come sta andando la pelletteria?
Finora benissimo. Ora si annusa un rallentamento. Ma credo che nonostante questo il settore crescerà a doppia cifra anche nel 2023.
Prospettive
Che andamento vive Pelfim?
Abbiamo chiuso il 2022 con un incremento del 30%. Abbiamo investito in macchinari e personale. Avremmo potuto anche fare di più, ma c’è un problema.
Quale?
In un’azienda come la nostra ci possono essere 2 o 3 tutor. Non 10. Per cui il ritmo della formazione, e quindi delle assunzioni, non può crescere più di tanto.
Previsione per il 2023?
Abbiamo già diversi ordini. Credo sarà un buon anno. (mv)
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