SAL pelletteria vede il baratro, ma non si arrende alla crisi

SAL pelletteria vede il baratro, ma non si arrende alla crisi

Dalla fondazione alla crisi nera, passando dalla crescita tumultuosa. Tutto in poco più di due anni. La vicenda di SAL pelletteria è giovane come i due fondatori, i fratelli Salvatore (30) e Antonio (29) Laino. Che nel 2021, raccogliendo la tradizione di una famiglia che da cinque generazioni lavora nella manifattura della pelle, si sono messi in proprio con un’azienda a Casoria (Napoli). “Siamo entrati nella filiera dei brand del lusso e siamo arrivati a produrre 250 pezzi al giorno – ci racconta Salvatore, un ragazzone che a dispetto delle dicerie sui giovani sfaticati ha invece molta voglia di darsi da fare –. Poi, con la crisi, si è fermato tutto”.

La filiera del lusso

La chiave di volta dell’iniziale successo di SAL pelletteria, dicevamo, è stato a inizio 2022 l’ingresso nella catena del valore di un grande gruppo francese della moda mediato da un hub produttivo napoletano. È con loro che sono cresciuti il fatturato e la struttura: dalle quattro risorse iniziali (i fratelli Laino con un macchinista e una incollatrice) l’azienda è arrivata a contarne 30. Sembrava un sogno. Poi, però, il sogno si è interrotto bruscamente: “Dall’autunno del 2023 i livelli di produzione sono crollati – ricorda Salvatore, ma è una storia che tutti conosciamo bene –. Gli ordini si sono ridotti drasticamente. Il nostro committente ha preferito tutelare i fornitori con maggiore anzianità di servizio, non gliene faccio una colpa”.

 

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Voglia di mollare: zero

Come raccontato in uno sfogo su LinkedIn, vedere l’azienda vuota e il lavoro venire meno nella qualità e nella quantità è motivo di dolore. Ora la missione dei fratelli Laino è evitare che la crisi sciupi quanto di buono fatto in questi anni. “Siamo stati operai e non ci siamo lasciati ubbriacare dal successo – rivendica Salvatore –. Abbiamo reinvestito i profitti in macchinari, siamo rimasti in buoni rapporti con i nostri ex addetti, che tornerebbero subito a lavorare per noi”. Certo, le riserve non durano per sempre. “Ci stiamo guardano intorno alla ricerca di nuove opportunità – continua Salvatore Laino –. Ce ne basterebbe anche solo una per non dover soccombere”. A una proposta di acquisizione hanno risposto picche, perché i fratelli preferiscono rimanere indipendenti. Dalla recente passeggiata a Milano per le fiere della moda (Micam e Mipel insieme a Lineapelle e Simac) tornano forti del contatto con un hub manifatturiero toscano. Mentre da ottobre sfidano il mercato con Ylay Milano, il brand proprietario di borse e piccola pelletteria. I fratelli Laino sono pronti a tutto, insomma, tranne che a gettare la spugna. (rp)

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