La responsabilità di filiera è uno dei temi caldi e ricorrenti di questo periodo d’emergenza. Un argomento trasversale, che emerge lungo più livelli della filiera. Tra chi ne sottolinea l’importanza e spiega la necessità c’è Valextra. Nonostante un calo di produzione stimato del 50%, il brand di pelletteria ha espresso l’intenzione di tutelare gli artigiani del suonetwork produttivo. Lo ritiene un dovere, anche perché teme che, quando la produzione tornerà a crescere, non può correre il rischio di non avere a disposizione la sua supply chain.
Tutelare gli artigiani
“Sono competenze che, una volta perse, non si ricreeranno più” ha detto Sara Ferrero, CEO di Valextra, in una intervista rilasciata a MFFashion. Ed è proprio di fronte a una produzione che si dimezza che “entra in gioco la responsabilità dei brand. Come Valextra, ci siamo impegnati ad alimentare alcuni dei nostri laboratori. È un impegno che dovremmo prenderci tutti per il Paese”. Perché, la potenziale scomparsa degli artigiani è “una delle cose che più mi preoccupa e che preoccupa anche i nostri azionisti”. Tutelare gli artigiani, dunque, è molto più che una necessità contingente.
Non abbiamo questa grande necessità di produrre
Nella fabbrica di Pontirolo Nuovo (Bergamo) la produzione è ripartita, spiega il CEO di Valextra. Però, “non abbiamo questa grande necessità di produrre” perché i prodotti del brand sono “senza tempo” e meno legati alle tendenze moda. “In più, abbiamo tutto il resto della filiera che è ancora chiuso perché tantissimi ordini in generale per l’autunno-inverno sono stati cancellati”.
Anche in coccodrillo
Ferrero segnala anche che in Cina le vendite sono gradualmente ripartite, tornando ai livelli 2019 durante l’ultima settimana di marzo. “Abbiamo anche venduto vari pezzi in coccodrillo. Segno che ci si vuole gratificare con un qualcosa di un po’ speciale. Mentre Hong Kong è ancora completamente depressa”. (mv)
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