I risultati dell’ultimo TheOneMilano sono stati in chiaroscuro, riconosce l’amministratore delegato Elena Salvaneschi. Ed era difficile andasse diversamente, specie per la pellicceria. La guerra in Ucraina e le conseguenti ripercussioni internazionali sulla Russia hanno condizionato un mercato fondamentale per il settore. E ora, riconosce Salvaneschi con Fashion Network, a soffrire di più le conseguenze sono proprio le aziende che non si sono preparate un Piano B. Chi sarebbero? “Quelle che nel tempo si erano adagiate sugli allori del mercato della Russia, coi suoi clienti di grandi dimensioni – risponde –. Non sono solamente aziende italiane, basti pensare agli espositori greci, che vivono del mercato russo, innanzitutto per vicinanza geografica”.
Chi si era adagiato sulla Russia
La Federazione Russa era un interlocutore troppo munifico per non lasciarsi ingolosire. “Ha sempre comprato tantissimo – continua Salvaneschi –. Soddisfaceva quasi interamente da solo i bisogni di una piccola o media azienda. In alcuni casi rappresentava l’80% di tutto il fatturato”. Il CEO di TheOneMilano non vuole dare lezioni: per diversificare i mercati, era necessario investire su più fronti. Non la cosa più semplice da fare, “perché le aziende non hanno molti soldi, hanno paura del post-Covid o dell’instabilità geopolitica, o magari hanno dei cassintegrati in organico”. Fatto sta che “chi invece si è saputo differenziare, dedicandosi ad allargare il portafoglio a clienti più piccoli, sparsi in più nazioni e continenti, magari finalizzando ordini anche molto frammentati per qualità o colori, non ha avuto contraccolpi dal conflitto in Ucraina. Chiaro che è un modo di lavorare più faticoso, ma è enormemente meno pericoloso”.
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