L’intervista la pubblica CNN. Protagonista Anna Wintour, deus ex machina di Vogue e negli ultimi 30 anni figura “unrivaled in the fashion industry”. Frase che si spiega da sé, al punto che l’articolo scritto da Fiona Sinclair Scott sulla base dell’intervista realizzata il 5 aprile scorso a New York da Christiane Amanpour (Chief International Anchor di CNN), arriva ad affermare che Anna Wintour, della moda “è il capo di stato, che presiede enigmaticamente su questioni di stile e cultura molto al di sopra della testa media del lettore di Vogue”. Fatta questa premessa, doverosa, arriviamo al punto. Nel contesto di un articolo intitolato “Anna Wintour dice che è ora di difendere ciò in cui credi” si arriva a un punto molto significativo. Riguarda la sostenibilità della fashion industry e la scelta no-fur di un numero crescente di griffe. Wintour, come da tradizione, scarnifica la questione in poche parole, arrivando al nocciolo dell’ipocrisia dei tanti aderenti alla teoria del no-fur. Scrive CNN: “È interessante notare che, nonostante un certo numero di marchi di lusso che annunciano che non useranno più pellicce nelle loro collezioni (Burberry, Chanel, Gucci, ndr), Wintour non rifiuta completamente il suo utilizzo. Nel contesto della sostenibilità ha affermato che “la pelliccia finta è ovviamente più inquinante della vera pelliccia“, aggiungendo che spetta alle case lavorare per assicurarsi di seguire le migliori pratiche e essere “etiche nel loro trattamento”.
Nell’immagine, screenshot tratto da edition.cnn.com
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