Nel 2012 la Cina ha conciato il 75% delle pellicce mondiali. Lo afferma un rapporto della Chinese Chamber of Commerce che segnala come le pellicce vengano poi vendute soprattutto a confezionisti russi, giapponesi e statunitensi. Per la Cina è quasi una “scoperta”: le autorità di Pechino, infatti, “delusi” dalla consapevolezza di essere “soltanto” dei fornitori e non ancora dei buoni confezionisti (l’80% delle pellicce conciate vengono esportate) stanno correndo ai ripari, studiando una politica di tassazione, sussidio e promozione che spinga la manifattura locale a divenire un settore dominante. In pratica: protezionismo sulla materia prima e incentivi pubblici alla manifattura interna, invitata a darsi da fare in fretta per vendere sul mercato nazionale. I consumi cinesi di capi con pelo sono infatti stratosferici. Dal 2011 Pechino ne è diventato il primo consumatore al mondo, con un riscontro sul 2012 ancora più significativo: dei 15 miliardi di dollari spesi in pellicce a livello mondiale, 5,3 sono stati fatturati in Cina, con un aumento annuale del 10%. (p.t.)
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