Il 30 giugno i dipendenti della catena di calzature André hanno scioperato. Sostengono che la crisi in cui è precipitata l’azienda è colpa dei dirigenti della casa madre. I responsabili della situazione vanno cercati ai piani alti di Spartoo, e non negli effetti della pandemia. Per oltre 200 dipendenti il futuro è legato alla decisione del Tribunale di Grenoble, che dovrà accogliere o respingere l’unica offerta esistente e formulata da François Feijoo.
È colpa dei dirigenti
I dipendenti di André che hanno scioperato temono una crisi sociale. “Anche loro sono stati posti in amministrazione controllata, ma non hanno informazioni sul futuro. Non hanno notizie” spiega a Figaro la sindacalista Élodie Ferrier. In un comunicato stampa intersindicale si legge che “André esiste da 120 anni” e che “la strategia di Spartoo ha portato alla sua scomparsa in 18 mesi“. I sindacati chiedono al governo di “evitare le perturbazioni sociali”.
Le perdite
Dopo aver perso quasi 4 milioni di euro in due settimane, la società ha presentato istanza di fallimento il 23 marzo. Il primo aprile è stata posta in amministrazione controllata. Per Boris Saragaglia, CEO di Spartoo, la mobilitazione dei “gilet gialli”, lo sciopero contro la riforma delle pensioni e poi la chiusura dei negozi imposta dalla pandemia hanno creato le condizioni per la crisi. La catena calzaturiera ha circa 180 punti vendita. Ma già nel 2019, a fronte di 100 milioni di ricavi, la società aveva subito perdite per 10 milioni di euro.
Candidato acquirente
François Feijoo è attualmente l’unico candidato all’acquisizione. La sua offerta consiste nel mantenere 48 negozi e circa 220 dipendenti. Il primo luglio Feijoo esporrà il suo progetto al Tribunale commerciale di Grenoble, dove si trova la sede di Spartoo. Una decisione è attesa il 24 luglio. (mv)
Immagine tratta da lavoixdunord.fr
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