Apocalypse Retail britannica? Nel Regno Unito qualcuno si sta chiedendo se sia davvero l’inizio della fine del retail “high street”. Perché, se Moody’s ha tagliato le previsioni sul retail USA, la situazione a Londra sembra essere ancor più grave. E, per certi versi, non è una novità, ma l’ennesimo aggravarsi di una situazione di disagio.
Un elenco lunghissimo
Karen Millen, Coast, House of Fraser, Boutique 1, Forever 21, Mothercare, Jack Mills, Debenhams, Arcadia Group. Sono solo alcune delle catene che hanno chiuso un cospicuo numero di punti vendita. Secondo una ricerca di PwC e Local Data Company, nel primo semestre 2019 hanno abbassato le serrande 2.868 negozi. Il ritmo quotidiano fa sensazione: 16 store al giorno. Solo 1.634 le aperture. Saldo negativo: 1.234. Il settore moda è uno dei più colpiti.
Negozi vuoti
Nel luglio di quest’anno, secondo quanto riporta Fashion United, la percentuale dei negozi vuoti è cresciuta del 10,3%. È il livello più alto raggiunto da gennaio 2015. I ricercatori di A&M e Retail Economics spiegano che, negli ultimi 5 anni, i costi fissi sono cresciuti del 10,8%. Le cause? L’aumento di affitti, salari e tassi di interesse. Poi, c’è l’online. I dati indicano che i consumatori britannici spendono sul web una sterlina su cinque.
Crollo occupazionale
Nel Regno Unito il retail impiega, in totale, 4,5 milioni di persone. Nel 2018 oltre 74.000 occupati hanno perso il posto di lavoro. Da marzo 2016 a marzo 2019, la vendita al dettaglio nel Regno Unito ha perso 106.000 posti di lavoro. Lo sostiene il British Retail Consortium (BRC) che ha elaborato i dati dell’ufficio statistica nazionale. (mv)
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