I saldi invernali non stanno andando bene. Dal 4 al 17 gennaio, calcola il centro studi retail di Confimprese, il giro d’affari è in calo del 32,8%. Per questo le associazioni di categoria chiedono, con urgenza, il credito d’imposta sull’invenduto. Perché l’alternativa è che le giacenze blocchino i riassortimenti e, quindi, la filiera fashion.
La filiera fashion
“Il rischio che si paventa per il settore sono i magazzini pieni, come è avvenuto in primavera – denuncia Massimo Torti, segretario generale di Federmoda-Confcommercio, dalle colonne del Sole 24 Ore –. Per questo motivo è fondamentale prevedere un credito d’imposta per le rimanenze invendute anche per l’inverno 2020-2021. Altrimenti i negozianti non potranno procedere con nuovi ordini mettendo in crisi la filiera della moda”. Torti non si dice soddisfatto del trattamento che il Governo ha riservato alla categoria. “Se un domani ci saranno altri periodi di lockdown, gli indennizzi dovranno coprire i mancati incassi – ammonisce –. Siamo rimasti ingiustamente esclusi dal decreto Ristori di Natale. Per nove negozi su dieci il trend degli incassi è in calo ed è anche un calo importante”.
La crisi (e la mancata chiarezza)
Sul calo dei consumi pesano gli effetti del coronavirus, of course. “Anche nelle regioni in zona gialla e arancione si vedeva gente in giro, ma non ci sono state grandi vendite a causa del minor reddito – spiega Torti –, dello smart working e dell’assenza di occasioni sociali. Non c’è niente che richieda il rinnovo del guardaroba. Le restrizioni a macchia di leopardo penalizzano in modo molto pesante la ripartenza dei consumi”. Qual è il sentimento del retail moda? “Ora il barometro segna tempesta e i commercianti sono estremamente preoccupati per la tenuta delle loro attività – risponde –. Siamo l’unico settore, insieme ai pubblici esercizi, rimasto chiuso”.
Foto Imagoeconomica
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