I guai del retail tra Russia, concorrenza e fast fashion cinese

I guai del retail tra Russia, concorrenza e fast fashion cinese

Si è detto da più parti: con la fine dell’emergenza pandemica la distribuzione fisica ha ritrovato vigore. Ma non per questo sono finiti i guai del retail. La rassegna stampa della settimana ce ne dà ampiamente riscontro. Di dossier aperti ce ne sono diversi: il costo della situazione russa, la difficile concorrenza tra gli store multimarca e la pressione del fast fashion cinese.

Consigli di lettura:

  • Tra i guai del retail, delle insegne internazionali soprattutto, c’è la Russia. Dallo scorso marzo si è assistito alla fuga da un Paese isolato sul piano internazionale e (per quanto riguarda i prodotti di lusso) sottoposto a sanzioni. Una scelta di natura morale, ma che ha un impatto sui conti: lo dimostra la trimestrale di H&M;

 

 

  • Intanto alle insegne multimarca tocca reinventarsi. D’altro canto, sono sotto assedio, strette nella concorrenza della distribuzione diretta dei brand e dei grandi department store. Un’indagine di Business of Fashion restituisce un quadro interessante delle soluzioni intraprese. Sono due le direttrici principali: più ricerca (tanto i marchi mainstream ce l’hanno tutti) e, cosa ancora più interessante, private label;
  • Ancora BoF offre un focus sulla piattaforma e-commerce Shein: che ha terminato la sua prorompente e sorprendente stagione di crescita, stagione che in pochi mesi l’ha imposta tra i big della moda fast fashion. Bene: la crescita prorompente è finita, ma questo non vuol dire che il fenomeno Shein non abbia più assi nella manica.

 

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