Il retail italiano è in difficoltà. E mette sul tavolo del Governo diverse proposte per risollevare il settore. La più forte: l’IVA al 10% sui prodotti moda: “Consentirebbe la vendita del fatto in Italia a un costo non necessariamente alto”, commenta Giulio Felloni, presidente di Federmoda Italia – FMI.
L’IVA al 10% è solo una delle idee
Felloni, parlando con MFF, illustra lo scenario critico della distribuzione indipendente nostrana. Che deve far fronte, innanzitutto, alla reazione al carovita del pubblico di riferimento. “I consumatori stanno assorbendo bene l’aumento dei costi relativi ad esempio a ristoranti, ma non è così nel nostro comparto”. L’aumento dei costi colpisce i negozianti non solo in maniera indiretta. “Soprattutto per il discorso affitti, ci troviamo a pagare un mese di più all’anno per gli aumenti ISTAT – spiega –. I proprietari fanno fatica a concedere una diminuzione della locazione”. Anche per questo FMI ha una soluzione: ha proposto al ministro del MIMIT Adolfo Urso “il credito di imposta del 30% sugli affitti” o di” applicare, in seconda battuta, la cedolare secca al proprietario”.
Il ricambio generazionale
È vecchio di qualche mese lo studio di Confcommercio secondo il quale in Italia tra il 2012 e il 2022 hanno chiuso oltre 99.000 negozi. Le boutique di moda non sono estranee all’emorragia. “La prima problematica che stiamo rilevando è che alle chiusure non succedono nuove aperture: manca il cambio generazionale – conclude Felloni –. Rimane complicato aprire attività nuove per gli alti tassi di interesse delle banche”.
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