“Ci siamo giocati il modo più efficace per identificare i siti web di distribuzione di merce contraffatta”. Chris Oldknow, consulente di BASCAP (agenzia della Camera di Commercio Internazionale – ICC – per la lotta al fake), lo dice chiaro e tondo: il nuovo regolamento europeo sulla privacy (GDPR) toglie all’industria del lusso l’arma più valida per conoscere il nome dei propri nemici. Perché? Lo spiega al Financial Times Alexandre Rugoni, avvocato di uno studio legale parigino specializzato nella materia: “Il GDPR complica la possibilità di conoscere il nome di chi ha registrato un dominio online – le sue parole –, solitamente il primo strumento che legali, brand e investigatori usano quando ci sono problemi di violazione dei diritti (commerciali e di proprietà intellettuale, ndr)”. La considerazione è amara: “Il regolamento GDPR ha ricadute negative nella lotta alla contraffazione”. L’industria del lusso, ricorda FT citando il Global Brand Counterfeiting Report, nel 2017 ha perso oltre 30 miliardi di dollari a causa del fake. Ora, perde anche un’arma per combattere i pataccari online.
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