JC Penney conferma le indiscrezioni sul ricorso a un pool di consulenti per risolvere le questioni finanziarie, ma frena sulla possibile richiesta di accesso al Chapter 11. Non sono tempi facili per la distribuzione statunitense. Se nel 2018 sembrava che il Retail Apocalypse fosse alle spalle, nel 2019 il settore è ripiombato in crisi. Non lo confermano solo le difficoltà di JC Penney, ma anche quelle di Barneys.
Le spiegazioni di JC Penney
Venerdì scorso, i vertici di JC Penney hanno confermato di essersi rivolti ad un pool di consulenti strategici per rivitalizzare le proprie finanze. “Interpelliamo abitualmente consulenti esterni per valutare le varie opportunità. Stiamo adottando misure positive e proattive, come abbiamo fatto in passato, per migliorare la nostra struttura del capitale e la salute a lungo termine del nostro bilancio” si legge nella nota che prosegue. “Non abbiamo scadenze significative del debito a breve termine – prosegue il documento – e continuiamo a mantenere una forte posizione di liquidità. Forti di questa posizione, possiamo confermare che non abbiamo assunto alcun consulente con lo scopo di preparare una ristrutturazione o un fallimento in tribunale“.
Lo scenario
Prima della nota, è stata Reuters ad anticipare la notizia. L’obiettivo di JC Penney è evitare il fallimento. Il gruppo deve fare i conti con un debito a lungo termine di 3,8 miliardi di dollari e, a partire dal primo trimestre 2019, con rate trimestrali di interessi da 73 milioni di dollari.
Non solo debito
Nonostante JC Penney abbia recentemente registrato un aumento del fatturato, la catena è alle prese con un inventario di magazzino sovradimensionato, un numero troppo alto di negozi e un elevato turnover del management. Il debito minaccia di travolgere il gruppo: se la situazione economico-finanziaria non dovesse migliorare in tempi rapidi, sostengono gli analisti, le soluzioni messe in campo necessiterebbero di tempi più lunghi per essere efficaci. (mv)
Foto da jcpnewsroom.com