Blocco dei viaggi e smart working. Turisti che non volano verso le metropoli e residenti che rimangono nei propri quartieri, mentre i city user riscoprono il fascino della provincia. È questo il principale effetto di CRV sul retail: aver sottratto peso specifico al centro delle grandi città, a favore delle periferie. Lo spiega Erika Andreetta di PWC a MFF: “Ci sono metropoli come Milano che vivono in larga parte di importanti flussi turistici e di pendolari. Con le restrizioni agli spostamenti tali flussi sono venuti meno: per questo i più grandi centri urbani hanno registrato cali nelle vendite più marcati rispetto alle città di provincia”. In Italia come all’estero.
CRV sul retail
Certo, la pandemia non è eterna (ci auguriamo). “La moda di fascia alta, che ha avuto una battuta d’arresto soprattutto in Italia, tornerà ai volumi pre-Covid quando torneranno questi flussi di turisti e pendolari – continua Andreetta –. Precisamente, stimiamo una ripresa a partire dalla seconda metà del 2022”. Secondo l’esperta di PWC, il coronavirus non debellerà il retail fisico, ma ne sta già cambiando il senso. “In questo contesto ancora in costante evoluzione – dichiara – possiamo affermare che le case di moda dovranno adoperarsi per essere più vicine ai valori dei consumatori. Servirà uno sforzo maggiore per convincere il cliente a comprare e probabilmente gli acquisti saranno minori in quantità e più mirati”.
La cicatrice
Era inevitabile, insomma, che l’esperienza della pandemia lasciasse una cicatrice sul tessuto urbano. PWC ne ha stilato un’anticipazione con il Global consumer insight survey. “Lo scenario più probabile non è quello della sostituzione del negozio con l’online, ma piuttosto un’integrazione più profonda tra i due – conclude –. Alcuni brand hanno indubbiamente necessità di potenziare la propria struttura e-commerce, ma allo stesso modo anche i negozi fisici necessitano di investimenti per restare rilevanti”.
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