Parte del piano di rilancio del marchio – ideato dall’amministratore delegato, Steve Rowe – è quello di chiudere i punti vendita più piccoli e nei centri commerciali di periferia dedicati ad abbigliamento, accessori e articoli per la casa. Altri negozi potrebbero essere trasferiti o ridimensionati nei prossimi anni, cosa che ridurrebbe migliaia di posti di lavoro. Lo spazio dei punti vendita verrà riorganizzato, valorizzando e ampliando l’offerta di cibo e riducendo quella dedicata all’abbigliamento. Come altre catene sull’high-street, M&S dal crash finanziario del 2008 sta lottando per adattarsi alle mutevoli abitudini di acquisto dei consumatori. Mentre sempre più persone fanno acquisti on-line, i centri più piccoli e i centri commerciali stanno perdendo il loro originario appeal. Specialmente il settore abbigliamento ha avuto un anno difficile: gli acquirenti hanno speso molto di più per food, vacanze e tecnologia. I dieci punti vendita in Cina, dove M&S ha riscontrato non poche difficoltà, dovrebbero chiudere così come sette in Francia. In Belgio, Estonia, Ungheria e Lituania dovrebbero chiudere tutti i punti vendita M&S mettendo così a rischio circa 2.100 posti di lavoro. Attualmente M&S ha circa 300 negozi generalisti, 640 negozi di alimentari, 131 dei quali sono mega supermercati, e più di 400 negozi all’estero. Tony Shiret, analista di Haitong, ha detto che M&S probabilmente dovrà chiudere più dei 30 negozi annunciati: “Ci sono un sacco di negozi tradizionali che non hanno avuto un profitto per un lungo periodo di tempo” ha detto, suggerendo la chiusura del 20% dei suoi spazi, ben 60 negozi. (va)
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