Milano: il retail vive un “disastro epocale”, poche le note liete

Milano, il retail vive un “disastro epocale”. Poche le note liete

I saldi non hanno dato slancio, anzi: i commercianti si sono dovuti spingere fino a sconti del 90% e, ciononostante, i magazzini rimangono pieni. L’ingresso in zona gialla, al contempo, non risolverà da solo tutti i problemi. Il retail moda a Milano e in Lombardia vive “un disastro epocale”, come lo definiscono da Confcommercio, senza che il Governo ne comprenda l’entità. Di note liete che testimoniano ancora la vitalità del capoluogo lombardo, però, ce ne sono ancora. L’ultima arriva da Loro Piana.

Disastro epocale

Secondo l’Ufficio Studi di Confcommercio Lombardia, nelle province di Milano, Monza-Brianza e Lodi si sono persi in un anno 40 miliardi di ricavi. Il retail moda, in particolare, ha visto andare in fumo 830 milioni di euro, per un -30% su base annua. “Il 31 gennaio sarà passato un anno esatto – ricorda il presidente Carlo Sangalli alla pagina Milano del Corriere della Sera –. Allora si disse che sarebbe durato sei mesi. Il bilancio a oggi è pesantissimo, in primo luogo per le perdite umane subite e per tanta sofferenza. E poi, sul fronte economico, per le migliaia di imprese che hanno chiuso per sempre. Anche per le molte di più che sono fortemente a rischio”. Mentre anche Federmoda concorda, a proposito della crisi del retail, che questo “è solo l’inizio, tanti chiuderanno”, Sangalli lamenta “l’impressione che non ci sia ancora piena consapevolezza del disastro epocale che stiamo affrontando”. Pensare che la zona gialla sia la panacea è illusorio. “Rimane ancora aperto – porta ad esempio il presidente Confcommercio – il problema della chiusura dei centri commerciali nei prefestivi e festivi”.

Ci sentiamo presi in giro

Anche perché gli imprenditori non si sentono tutelati dalle misure messe in campo dal Governo. Anzi. Ancora al Corriere Alessandro Doldi, titolare di una storica bottega di abbigliamento e calzature in via Canonica, spiega così il perché: “Ci sentiamo presi in giro. Ma la delusione più grande mi viene dalla sensazione di essere abbandonati allo sbaraglio da chi ci governa e non conosce i nostri problemi”. Perché? “Per il codice Ateco sotto il quale abbiamo aperto trent’anni fa — risponde — questo è un negozio di biancheria, maglieria e camiceria. Invece da tempo non vendiamo più pigiami, ma abiti e calzature. Risultato: non posso restare aperto nei giorni di zona rossa. Ma non ho avuto nemmeno diritto ai ristori stanziati dopo il primo lockdown, perché il mio codice corrisponde a una tipologia di merce la cui vendita era autorizzata”.

La nota lieta

Malgrado i problemi del retail, Milano resta la capitale della moda italiana. Dopo l’investimento di Golden Goose, arriva quello di Loro Piana. Secondo MFF, la griffe del gruppo LVMH sarebbe pronta a entrare nel nuovo headquarter nel quartiere Brera. Si tratta di Palazzo della Seta, immobile di 15.000 metri quadri di proprietà della banca statunitense JP Morgan.

Foto Imagoeconomica

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