Non è la luce in fondo al tunnel, perché i dati rimangono negativi. Ma, a giudicare dalle impressioni di Rinascente e di Confimprese, il retail non va così male come temuto. Le cicatrici dell’esperienza Coronavirus rimarranno a lungo, ma il giro d’affari della moda inizia a riprendersi.
Il retail italiano non va così male
“Dopo poco più di tre settimane dalla ripartenza, la realtà è migliore delle previsioni”, riconosce con MFF Pierluigi Cocchini, CEO di Rinascente. L’insegna italiana, per cavalcare la spinta digitale scatenata dal lockdown, ha investito 20 milioni per lanciare il suo marketplace: “Aprire un sito è come aprire un negozio – dice il manager –: partiamo con oltre 650 brand. Prevediamo di superare nei due anni i 100 milioni di fatturato”. Intanto per Rinascente gli affari negli store fisici, dicevamo, vanno tutto sommato bene: “E questo nonostante la clientela sia solo locale – commenta Cocchini –. Anche se è presto per trarre conclusioni, la perdita stimata per l’anno tra il 30 e il 40% potrebbe ridursi a un -20%”.
Le rilevazioni di Confimprese
“Cauta ripresa negli ultimi dieci giorni di maggio”, mentre “il mese di giugno parte a rilento”, sì, ma in un contesto di riduzione “delle perdite rispetto ai mesi precedenti”. L’Osservatorio Confimprese rileva che nei primi 10 giorni di giugno le vendite del comparto fashion sono al -38% su base annua: rispetto agli sprofondi di marzo e aprile, non malissimo. “Le previsioni pessimistiche si stanno allentando, nonostante persista il segno meno davanti ai fatturati – spiega Mario Resca, presidente Confimprese –. L’online è cresciuto con punte del 200% durante il lockdown e la gente si è abituata a comprare sul web, ma ritornerà ad acquistare anche nel negozio fisico. I turisti torneranno in Italia, ma il governo deve dare il via a un serio piano di rilancio del turismo. Turismo e retail devono ripartire insieme”.
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