La vedete la foto nel piccolo riquadro a destra? La strada vuota e soleggiata? È New York nel gennaio 2023, mese caldo e senza neve, dove gli acquisti di capispalla, guanti e cappelli è calato del 15% rispetto a un gennaio “normalmente” invernale. Già, perché il climate change sta determinando una vera e propria “Meteoropatia dei consumi fashion”, come titoliamo sul numero 1 – 2024 del mensile La Conceria. Parlare di semplice trasformazione delle forme di shopping non è più sufficiente.
Cosa accade a livello retail
Il titolo del mensile è “Gli effetti sulla filiera del cambiamento climatico”. Perché si pone l’obiettivo di indagare le conseguenze del climate change a tutti i livelli del fashion system. A partire dalla sicurezza delle fabbriche e passando dal lavoro di ecodesign del prodotto. Non può mancare una riflessione sulle ripercussioni a valle della filiera, cioè nel retail. Un clima diverso non comporta solo la maggiore attenzione alla sostenibilità da parte del pubblico, ma anche differenti esigenze e quindi shopping in trasformazione. Se non fa freddo, tornando all’esempio newyorchese, si compreranno meno capi pesanti.
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