Tutto in un mese. Prima Ralph Lauren chiude il flagship store da 2.000 metri quadri inaugurato a Hong Kong appena due anni fa, poi trapela l’indiscrezione che Prada entro la fine dell’anno tirerà giù in maniera definitiva la saracinesca della boutique dell’hotel Peninsula nella città portuale cinese. Sono gli ultimi due episodi della lunga sequela di abbandoni che ha portato nel giro di pochi mesi diverse griffe ad alleggerire la presenza commerciale a Hong Kong: hanno chiuso i battenti anche Coach, Abercrombie & Ficht e Forever21. Ognuna segue la propria strategia di ristrutturazione del retail, ma pesa anche il dato che le vendite nella regione speciale cinese sono in calo (-7% nell’ultimo anno secondo WWD). Non va meglio in Greater China. Il report “Property Store Count” di Bernstein sostiene che tra il luglio 2014 e quello 2015 (ultimi dati disponibili) la stragrande maggioranza dei brand del lusso ha chiuso più negozi di quanti ne abbia aperti. Il record negativo lo ha Burberry, che a fine ciclo risulta avere il 20% degli store in meno, mentre tra i pochi che hanno saldo positivo c’è Gucci. Antonio Marras, invece, trova soci per sostenere la strategia di espansione del retail in Asia, dal medio Oriente al Far East. Il progetto ha permesso l’apertura finora di 4 monomarca a Dubai, Seoul e Shangai e prevede nel complesso 21 inaugurazioni nei prossimi 5 anni. (rp)
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