Nel Regno Unito il retail è in difficoltà e le eccezioni positive sono pochissime. Un numero su tutti fotografa la retail apocalypse made in UK: secondo PricewaterhouseCoopers (PwC), “nel primo semestre 2018 ci sono state 2.692 chiusure di negozi contro 1.569 nuove aperture, con una differenza record di 1.123 rispetto alla scomparsa di 222 negozi registrata nel primo semestre 2017”. Nel settore moda il bilancio è 269 negozi chiusi e 165 aperti. E il secondo semestre, avvertono da PwC, sarà pure peggio. Con l’eccezione del lusso di Harrods e Selfridges, le altre insegne non brillano. Pochi giorni fa Marks & Spencer ha chiuso il semestre aprile-settembre con un leggero aumento dell’utile, ma con calo del fatturato del 3,1% che ha attribuito alle scarse vendite di abbigliamento e accessori e più in generale alla concorrenza dell’online. M&S chiuderà un centinaio di negozi nel Regno Unito da qui al 2022, con migliaia di posti di lavoro coinvolti. E anche all’estero sta riducendo le insegne. Oltre a M&S, Debenhams ha annunciato l’intenzione di chiudere 50 negozi e House of Fraser chiuderà 31 delle sue 59 sedi. Grazie a internet, il retailer calzaturiero Dune London (232 concessioni all’interno di grandi magazzini come Debenhams e House of Fraser) ha aumentato le vendite nell’esercizio chiuso il 31 gennaio scorso, ma ha diminuito di un terzo gli utili a causa della sterlina debole e dell’aumento dei costi. Utili in calo nell’esercizio chiuso il 3 febbraio 2018 anche per l’altro retail calzaturiero Schuh (135 negozi) che per vendere (+10%) ha dovuto praticare molti (troppi) sconti. Un altro retail calzaturiero, Pavers (176 store in Uk e 36 in India) è stato costretto a rivedere il numero dei suoi negozi per poter crescere e investire. Pavers ha di recente acquisito l’altra catena di calzature Jones Bootmaker e Herring Shoes, rivenditore di calzature online. (mv)
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