La catena statunitense di calzature Payless ShoeSource ce l’ha fatta: è uscita dal Chapter 11. È la prima a riuscirci di 14 aziende che dal 2016 hanno fatto ricorso al capitolo 11 per tentare una ristrutturazione dei conti prima della bancarotta. Payless ci è riuscita dopo 4 mesi e mezzo, dopo aver coperto un debito di 435 milioni di dollari (365 milioni di euro) e dopo aver chiuso circa 670 negozi negli Stati Uniti e a Porto Rico, oltre ai circa 230 punti venditi chiusi tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017. Ora sono circa 3.500 i punti vendita Payless che però potrebbe decidere di tagliare altri 400 negozi perché non generano utili. “In un anno in cui tante grandi società di retail hanno fatto ricorso al Chapter 11, Payless è stata la prima a venirne fuori con successo, con un’impresa più forte e più sana a beneficio dei suoi clienti, dipendenti, fornitori, partner commerciali e finanziatori. Questa è la dimostrazione del duro lavoro e della dedizione di tutti” ha detto Paul Jones, amministratore delegato che, dopo il completamento della ristrutturazione, si dimetterà dall’incarico. Il consiglio di amministrazione post-Chapter 11 inizierà una ricerca per identificare un nuovo amministratore delegato. Nel frattempo Payless sarà guidato da un team composto dai suoi manager. La strategia è quella di aprire più negozi in America Latina e, in franchising, in Asia. Negli USA Payless sta aprendo quattro mega store e ha intenzione di investire 234 milioni di dollari in cinque anni, in sistemi dai quali ottenere un rapido inventario delle giacenze e che migliorano la propria competitività online. Payless deve trovare un modo per differenziarsi da Walmart, Target e Kohls, reatiler operanti anche nella fascia bassa con calzature a meno di 30 dollari. (mv)
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