Il Singles Day cinese si è sgonfiato. Da almeno un paio d’anni lo special event dell’11 novembre ha perso lo smalto e lo sfarzo di qualche anno fa, e non è più una ghiotta occasione per far impennare le vendite del lusso. Eppure, le griffe ce l’hanno messa tutta anche questa volta per attirare i consumatori con varie iniziative, compreso il pagamento a rate. Anche il governo di Pechino aveva in qualche modo esortato i cittadini a spendere, ma il risultato è stato modesto. È la conferma di come il revenge shopping post pandemia sia ormai un ricordo.
Il Singles Day si è sgonfiato
Il bilancio del Singles Day ha confermato come i consumatori cinesi siano piuttosto cauti nelle spese. Niente acquisti folli, quindi, nonostante i forti sconti praticati dai rivenditori. Nessuno sfarzo e festeggiamenti in pompa magna nemmeno sulle piattaforme di e-commerce. Per il secondo anno consecutivo, Alibaba non ha rivelato il valore lordo della merce venduta (GMV), sottolineando solo che oltre 400 marchi hanno superato i 100 milioni di yuan di vendite. JD.com ha dichiarato che i suoi ordini hanno raggiunto imprecisati livelli record, senza però fornire cifre specifiche. Ciò fa avanzare dubbi sulla veridicità di tale dichiarazione.
Qualche numero
Stiamo, comunque, parlando pur sempre di Cina. Gli ordini di grandezza, quindi, sono esorbitanti. Secondo i dati postali di Pechino, per esempio, nei primi 11 giorni di novembre gli uffici di spedizione hanno gestito, oltre 5,3 miliardi di pacchi, con un aumento del 23% su base annua. Una stima attendibile, citata da Reuters, arriva dall’analista Syntun. Il volume lordo di merci (GMV) sulle principali piattaforme di e-commerce cinesi è cresciuto del 2,08% arrivando a 156,40 miliardi di dollari). Un rallentamento, rispetto al +2,9% dell’anno scorso. Ciò vuol dire che la ripresa dei consumi in Cina è ancora lontana. Un recente rapporto di HSBC ha rilevato che l’attuale spesa cinese per il lusso è pari all’81% di quella realizzata a ottobre 2019. (mv)
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