Zalando ha fiducia nel futuro. Il minimo che si possa dire dopo aver sentito le proiezioni di crescita dell’e-tailer tedesco, fondato nel 2008 e già oggi colosso da oltre 3,6 miliardi di euro di fatturato (+23% sull’anno precedente) e 1500 marchi distribuiti in 15 Paesi. Zalando, dicevamo, conta di poter raddoppiare il giro d’affari in tre anni: l’obiettivo societario è arrivare a poco meno di 8 miliardi entro il 2020. La crescita dell’e-commerce ricorda la corsa all’Ovest negli Stati Uniti nel XIX secolo: ci sono opportunità per tutti, a patto di saperle cogliere. Amazon, ad esempio, investe nel segmento Fashion lanciando Amazon Wardrobe, servizio che permette gratuitamente ai clienti di provare i capi di abbigliamento a casa, con 7 giorni di tempo per decidere se ultimare l’acquisto oppure no. Intanto Walmart, grande distributore statunitense, sterza con forza verso l’e-commerce con l’acquisizione per 310 milioni di dollari di Bonobos, portale per la moda uomo. È la quarta operazione del genere in meno di un anno. La più significativa, al momento, è quella per Jet.com (3 miliardi di dollari). L’ultimo passo che manca a Walmart per trasformarsi definitivamente in un soggetto crosscanale, appuntano gli osservatori, è le referenza geografica: i grandi e-tailer hanno bacino internazionale, mentre Walmart al 2016 ricavava il proprio fatturato al 75% dagli States. L’asticella della competizione si alza e alcuni player cominciano a vedersela brutta: in un fondo che cita analisi Barclays e Citi Bank, il Financial Times si chiede se Asos sarà capace di reggere il livello dello scontro. Vedremo.
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