Sabato scorso, a Riva del Garda, in apertura dell’Expo Schuh, si è parlato di e-commerce. La sintesi estrema del convegno “E-commerce e moda/calzature: cosa abbiamo imparato nell’ultimo decennio?” è stata: le vendite online non vanno considerate strettamente concorrenziali rispetto a quelle offline, semmai sono complementari. Parole per certi versi condivisibili, “di buon senso”, che oggi tornano alla mente leggendo i dati di bilancio di Zalando, colosso dell’e-commerce calzaturiero, e suscitano la necessità di interpretarle con maggior attenzione. Il portale tedesco, infatti, ha comunicato i preliminari 2016: ricavi che superano i 3 miliardi e mezzo di euro sui dodici mesi (compresi tra 3,633 e i 3,642 miliardi di euro) e che sfiorano l’1,1 miliardi nell’ultimo trimestre fiscale (tra 1,086 e 1,094 miliardi di euro). Impressionante la percentuale di crescita: sul 2016, +22,9/+23,1% rispetto al 2015. Raddoppiato l’ebit: 202-225 milioni di euro, pari a un margine del 5,6-6,2%. “Abbiamo completato con successo il 2016 – spiega il ceo Rubin Ritter -. Per la prima volta abbiamo superato la barriera del miliardo di ricavi in un trimestre: chiaro risultato del nostro focus sul consumatore. Continueremo a lavorare per rafforzare la crescita e a investire ulteriormente per ottenere una customer experience sempre migliore in tutti i mercati in cui operiamo”. Domanda: in che modo un venditore online con un simile giro d’affari può essere complementare al canale di vendita calzaturiero offline? (lf)
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